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Fortezza


FORTEZZA

(FORTRESS)

un film di Ludovica Andò e Emiliano Aiello

72' - 2019

Original format 4k; Screening format DCP 2:39 English subtitles

liberamente ispirato a “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati

girato nella Casa di Reclusione di Civitavecchia con i detenuti nei panni degli ufficiali

Festa del Cinema di Roma 17/27 ottobre 2019

Laceno d'oro 1/8 dicembre 2019

Rotterdam Film Festival 22 gennaio / 2 febbraio 2020


Opera interamente girata all’interno della Casa di Reclusione di Civitavecchia, con protagonisti e co-autori i detenuti stessi nei panni degli ufficiali-guardiani ideati dalla penna di Dino Buzzati.

Il film, prodotto da Compagnia Addentro/Associazione Sangue Giusto in collaborazione con CPA-Uniroma3, è la rilettura di uno dei più importanti romanzi del ‘900, Il Deserto dei Tartari, pubblicato nel 1940, e conduce lo spettatore in una profonda riflessione su temi universali quali il tempo, la scelta, la libertà, la prigionia dell’anima.

“Perfetta metafora dell’istituzione penitenziaria, la narrazione del film documenta la condizione carceraria, tra rassegnazione e speranza di riscatto” sottolinea Ludovica Andò, da molti anni impegnata negli Istituti Penitenziari italiani con attività destinate ai detenuti, dai laboratori teatrali all’alfabetizzazione cinematografica.

Prima di approdare al cinema, infatti, Fortezza è stato uno spettacolo teatrale, presentato a Roma nell’ambito della IV rassegna nazionale di teatro in carcere.

Come per il teatro, anche per il cinema la limitazione si trasforma in stimolo, il vincolo in spinta creativa. “Girare un film in un luogo vincolato da restrizioni – evidenzia Emiliano Aiello - obbliga a ripensare il tempo e lo spazio della ripresa, il tempo e lo spazio dei dialoghi, il tempo e lo spazio del silenzio, il tempo e lo spazio del vuoto”.


Il film sarà presentato in anteprima il 23 ottobre alle ore 13.00 a Civitavecchia, presso il teatro della casa di reclusione dove è stato girato, e il 25 ottobre alle ore 15.00 presso il MAXXI, all’interno della sezione Festa per il sociale e per l’ambiente.

Saranno presenti in sala gli attori-detenuti protagonisti del film.

Trailer: https://vimeo.com/365693510

SINOSSI:

Tre soldati giungono in un presidio militare solitario e ormai privo di ogni funzione difensiva.

Qui il tempo è fermo e scandito da rigidi regolamenti, dinamiche di potere, ozii e abitudini radicate. Nell’attesa vana di un nemico che non verrà, i militari si consumano tra il bisogno di dare un senso alla loro permanenza e la resistenza all’attrazione che questo luogo opera su di loro.

SYNOPSIS:

Entirely filmed inside Civitavecchia prison, being the prisoners both protagonists and co-authors, Fortezza is the reinterpretation of one of the most important novel of the XX century: “The Tartar Steppe” written by Dino Buzzati.

Three soldiers arrive at a solitary military garrison which no longer serves any defensive function. Here time is at a standstill and is marked by strict regulations, power dynamics, engrained idleness and habits. Waiting in vain for an enemy that will not arrive, military officers are consumed by, on the one hand, the need to give their stay a meaning and, on the other hand, the need to resist the attraction this place holds on them.

Those inside cannot get out, those who leave will never be completely free. Caught in a balancing act between fiction and documentary, a group of prisoners reveals the limits and humanity of the condition of incarceration by getting on stage.

NOTE DI REGIA:

Aggirare il muro. Trasformare la limitazione in stimolo. Utilizzare il vincolo come spinta creativa. Questo il lavoro costante in carcere. Questa la scelta cinematografica.

Girare un film in un luogo vincolato da restrizioni obbliga a ripensare il tempo e lo spazio della ripresa, il tempo e lo spazio dei dialoghi, il tempo e lo spazio del silenzio, il tempo e lo spazio del vuoto.

Spesso proprio la difficoltà di adattamento a questa nuova percezione della realtà crea nei detenuti squilibri emotivi e identitari. La malattia del carcere. Il malessere. Quel morbo che rode ma che lega, tanto da rendere poi inconcepibile la vita all’esterno.

La ricerca della libertà interiore è nella scoperta della possibilità che un tempo dilatato permette all’anima. A questa è giunto Marco, uno dei detenuti protagonisti del film: “Qui il tempo non corre. Qui il tempo è spazio per te stesso. Per guardarti dentro. Per scrollarti di dosso quello che il tempo ti ha appiccicato addosso e che non eri tu veramente, mentre scorre”.

Alcuni soldati restano nella Fortezza liberi. Alcuni soldati escono dalla Fortezza prigionieri. Sbarre negli occhi, nelle gambe, nella testa. Gabbiani che volano alti ma fanno il nido nelle crepe delle mura.

Fortezza è un presidio militare, un carcere, un luogo dell’anima.

DIRECTORS’ NOTES:

Getting around the wall. Transforming the limitation into a stimulus. Using the constraint as a creative drive. This is the constant work that takes place in prison. This is the cinematographic choice. To shoot a film in a place constrained by restrictions forced us to rethink shooting

time and space, the time and space of dialogues, the time and space of silence, the time and space of emptiness.

It is often the difficulty in adapting to this new perception of reality that creates imbalances in emotions and identity among inmates.

The illness of prison. The malaise. The disease that gnaws but binds, so as to make life on the outside inconceivable. The search for an inner freedom lies in the discovery of the possibility that time, when lasting, affords the soul.

This is the conclusion reached by Marco, one of the protagonists of the film: "Here time does not fly. Here time is space for yourself. To look inside yourself. To shake off everything, as it passes, that it has stuck onto you and that wasn’t really you”.

Some soldiers remain free within the Fortress. Some soldiers leave the Fortress as prisoners. Bars in the eyes, in their legs, in their minds. Seagulls fly high but nest in the cracks of the walls.

Perfect metaphor of the penitentiary institution, the film narration documents the condition of prison, between resignation and the hope of redemption. The Fortress is a military garrison, a prison, a place of the soul.

NOTE SULL’ESPERIENZA TEATRALE IN CARCERE (Ludovica Andò)

Dopo dieci anni di lavoro all’interno degli istituti penitenziari, sentivo forte la frustrazione di non poter raccontare all’esterno quel miracoloso processo di trasformazione interiore che spesso ho visto attivarsi negli uomini che ho incontrato nei miei laboratori. L’utilizzo di classici della letteratura e del teatro si rivela immancabilmente come un potente risuonatore emotivo e intellettuale e, inserito in un più ampio lavoro sulla persona svolto in equipe con gli operatori dell’area educativa e sanitaria, può generare cambiamenti sensibili e duraturi.

Fortezza permette di fissare questo processo e di condividerlo con la società esterna.

Fortezza, pur nella finzione del racconto, mostra degli uomini senza maschera, degli uomini trasparenti, in cui la corazza di pelle rigata, di tatuaggi, muscoli e cicatrici si scioglie nella profondità degli occhi, nella verità delle parole, spesso scritte da loro stessi.

Fortezza racconta il carcere senza rivelarlo.

Ma parla anche delle prigionie dell’anima, quelle che ognuno si costruisce quando si incastra nei meccanismi del quotidiano, quando lascia che il tempo scorra con la freddezza di un metronomo e smetta di essere viva pulsazione.

NOTES ON THEATRICAL EXPERIENCE:

After 10 years’ experience in penitentiary institutions, I felt the frustration of not being able to tell outside that miraculous process of inner transformation that I have often seen activated in the men I have met in my laboratories.

The use of classics of literature and theater inevitably turns out to be a powerful emotional and intellectual resonator and, combined with a broader work on the person carried out in a team with the operators of the educational and healthy area, can generate sensitive and lasting changes.

FORTRESS allows to fix this process and to share it with the external society.

FORTRESS, despite the fiction of the story, shows men without masks, transparent men, in which the armor of striped skin, tattoos, muscles and scars it melts in the depth of the eyes, in the truth of words, often written by them.

FORTRESS tells the prison without revealing it. But it also speaks of the imprisonment of the soul, that everyone builds when fitted into the everyday mechanisms, when fitted time to flow with the coldness of a metronome and stops being an alive pulsation.

LA LOCATION: IL CARCERE

La Casa di Reclusione di Civitavecchia è una costruzione ottocentesca di rara bellezza, eretta per volontà di Papa Pio IX nel 1864. L’edificio, che sorge nell’area portuale, è racchiuso in un rettangolo che a sua volta contiene otto bracci che danno all’area una figura ottagonale. Modellato sullo stile panottico, ispirato a un carcere belga al tempo considerato all’avanguardia, ebbe alterne vicende che lo videro ospitare dal 1932 al 1943 detenuti politici condannati dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, e dopo la Seconda Guerra Mondiale “giovani adulti”, detenuti tra i 18 e i 21 anni.

E' uno dei più antichi istituti penitenziari italiani e si presta perfettamente a interpretare l'idea di Fortezza: un luogo solido, fermo, inattaccabile. Un confine di mondi non comunicanti. Una città nella città, dentro le cui possenti mura si aprono passaggi, cortili, stanze, camminamenti.

Attualmente è un istituto penitenziario sperimentale a custodia attenuata e trattamento intensificato, in cui cioè i detenuti siglano un patto di fiducia entrando e hanno ampio margine di movimento nel tempo e nello spazio e in cui il trattamento (le attività artistiche e scolastiche, la formazione lavorativa, i rapporti con le famiglie, il percorso psicologico) è preponderante.

Nella casa di reclusione sono ospitati circa ottanta detenuti con i quali abbiamo iniziato a lavorare sul testo di Buzzati nel gennaio 2017. Dieci di loro sono i protagonisti del film.

Saranno presenti in sala il 25 ottobre. Alcuni sono attualmente liberi, altri in misura alternativa, altri ancora reclusi all’interno e coinvolti nelle attività dell’istituto.

Nel carcere i ristretti vivono l'esperienza artistica come momento di libertà, osano tutto e mettono da parte ruoli e maschere che in carcere sono necessari per sopravvivere. Negli anni abbiamo costruito legami molto profondi con coloro con i quali abbiamo avuto la fortuna di poter lavorare. L'idea di Fortezza nasce dunque proprio dal vissuto quotidiano, dalla giornaliera frequentazione di uno spazio-tempo diverso, e dalla riflessione politica sul ruolo degli istituti penitenziari e sulla loro rappresentazione all'esterno.

LUDOVICA ANDO’

Regista teatrale ed educatore, è ideatrice e responsabile di progetti artistico-formativi in contesti di disagio sociale (detenuti, minori a rischio, disabili, donne in affidamento). Da dieci anni lavora negli Istituti Penitenziari realizzando laboratori teatrali, di alfabetizzazione cinematografica, di narrazione e canto popolare. Questa è la sua prima regia cinematografica.

Ludovica Andò is a theatre director and an educator. Her career begins as an actress and performer and she worked in Paris for several years devoting her time primarily to directing. After some years, she decided to come back Italy in order to dedicate herself to projects that employ cinema and theatre as tools in complex environments. She has developed and managed artistic-educational projects in severely disadvantaged contexts, using the theatre direction and cinematography as triggers to reveal the lives and stories of vulnerable minors, people with disabilities and young single mothers who live in sheltered housing. As she discovered the prison, she found the artistic expression she had always searched for. She have been working in male penitentiary institutions for ten years delivering theatre and cinematographic programs, as well as story-telling and folksong participatory workshops. Her beloved characters are considered losers by society, they are the very last in line who cannot find redemption. FORTEZZA is her first movie.

EMILIANO AIELLO

Regista e ricercatore. Dopo una laurea in Filmologia ha iniziato a lavorare come regista e montatore per il Centro Produzione Audiovisivi dell'Università degli Studi Roma Tre. Per il Centro ha realizzato diversi lavori tra cui il documentario Samuel Beckett, una famiglia italiana (2006) e Che peccato, che ci siamo persi! (2007), cronistoria dell'incontro tra il cinema italiano e spagnolo durante gli anni '60. Nel 2013 ha realizzato per Sky Arte il documentario Opera per Cantalupo, sul lavoro dell'artista Paolo William Tamburella. Nel 2018 è uscito il mediometraggio documentario Il sogno di Omero, viaggio nei sogni dei ciechi dalla nascita, vincitore del premio del pubblico all’Extra Doc Festival, vincitore come miglior documentario al Rome Indipendent Cinema Festival, presentato al Med Film Festival nella sezione “Le perle”.

After a degree in Filmology he started working as a director and as editor for the Audiovisual Production Center of the Roma Tre University. For this Centro he has made several works including the documentary SAMUEL BECKETT, AN ITALIAN FAMILY (2006). In 2013 he made the short-documentary for Sky Arte, OPERA PER CANTALUPO, about the work of the artist Paolo William Tamburella. In 2018, the medium-length documentary THE DREAM OF HOMER, a journey into the dreams of the blind from birth, winner of the public prize at the Extra Doc Festival, winner of the best documentary at the Rome Independent Cinema Festival, presented at the Med Film Festival in the section "The Pearls".

FORTEZZA - un film di Ludovica Andò e Emiliano Aiello (70’ – 2019)

regia Ludovica Andò, Emiliano Aiello

fotografia Stefano Tria

montaggio Luca Bellino

musica Andrea Pandolfo

sceneggiatura Ludovica Andò, Emiliano Aiello con la partecipazione dei detenuti attori

suono in presa diretta Riccardo Valeriani

post-produzione Fabrizio Mambro

prodotto da Compagnia Addentro/Associazione Sangue Giusto in collaborazione con CPA-Uniroma3

con il supporto della Regione Lazio

Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili Area Arti Figurative, Cinema, con il patrocinio di Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio, Asl Rm4, Comune di Civitavecchia, Fondazione Cariciv

TRAILER:

https://vimeo.com/365693510

PICTURES AND POSTERS:

https://drive.google.com/open?id=17sn9IcjyAYmcIPQNKe0X7mxa9picAB1D

CONTACTS:

Associazione Sangue Giusto Via

Tiburtina 180,

00185 Roma

Mobile +393475728671/+393388246866

Mail: fortezza.film.2019@gmail.com

Web site: www.addentro.weebly.com

Facebook: https://www.facebook.com/fortezza.film

Instagram: https://www.instagram.com/fortezza_film

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