Il paese delle persone integre (Land of Upright People)
CPA - FilCoSpe - Università Roma Tre
DocFest Productions
Indyca
con il patrocinio di
Amnesty International - Italia
presentano
(LAND OF UPRIGHT PEOPLE)
un film documentario di Christian Carmosino Mereu
prima mondiale: 4 settembre 2022
Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
Giornate degli Autori - Notti Veneziane
Miglior Documentario
Terraviva Film Festival
Menzione speciale Liceo Luigi Galvani di Bologna
Menzione Speciale Platea Diffusa
Premio Andrea Pazienza
Distribuzione internazionale: Deckert Distribution www.deckert-distribution.com
info@deckert-distribution.com | +49 341 2156638 facebook.com/DeckertDistribution
Trailer, immagini e altri materiali stampa sono disponibili al link: https://tinyurl.com/64nc9se6
@thelandofuprightpeople
LOGLINE
Dentro una rivoluzione: la lotta in Burkina Faso.
Scheda del film:
un film documentario di
Christian Carmosino Mereu
con
Sams’k Le Jah, Yiyé Constant Bazié, Assanata Ouedraogo, Dieudonné Tagnan (Ghost)
prodotto da
Christian Carmosino Mereu
Vito Zagarrio
Emma Rossi Landi
Michele Fornasero
per
Dipartimento Filosofia, Comunicazione e Spettacolo - Università degli Studi Roma Tre
DocFest Productions
Indyca
con il patrocinio di
Amnesty International Italia
media partner
Zalab
durata
106 minuti
distribuzione internazionale
Deckert Distribution
Italia / Burkina Faso, 2022
b/n e colore
con (in ordine di apparizione)
Sam’sk LeJah
Yiyé Constant Bazié
Assanata Ouedraogo
Dieudonné Tagnan (Ghost)
e con (in ordine di apparizione)
Souleymane Ouedraogo
Moustapha Thiombiano
Aïdine Diallo
Mariame Ouedraogo
Safiata Ouedraogo
Alassane Ouedraogo
Soumaila Ouedraogo
Clarisse Anian
Mme Bazié
Jean Kaba
Abdoulaye Maïga
Daba Dakambari
Jean Hubert Bazié
Benewende Sankara
Smockey
Ousmane Sané
Hilaire Sawadogo
Jean Marie Bitibaly
Hyacinthe Ouedraogo
i minatori di Bissa Gold
e ancora con
i membri della Tom Sams’k Band
chitarra: Elizee
tastiere: Hamidou Ledoux, Arthur
basso: Elie
batteria: Oussou
percussioni: Yakou
musica originale
Andrea Ciccarelli
aiuto regia
Luca Paradiso
assistenti alla regia
Antonio Oliviero
Guido Nicolas Zingari
Michelle Malo
fotografia
Christian Carmosino Mereu
montaggio
Marco Minciarelli
montatore aggiunto
Joe Lukey
assistente al montaggio
Souheila Soula
sceneggiatura
Christian Carmosino Mereu
con la collaborazione di
Marco Minciarelli
Luca Paradiso
riprese
Christian Carmosino Mereu
Antonio Oliviero
Guido Nicolas Zingari
Luca Paradiso
Mikael
presa diretta
Almamy-Ismael Sana Antonio Oliviero
Guido Zingari
Michelle Malo
Luca Paradiso
produzione esecutiva
Christian Carmosino Mereu
assistente di produzione
Luca Paradiso
montaggio del suono e mix
Riccardo Spagnol
color correction
Federico Falasca
con la supervisione di
Fabrizio Mambro
mezzi tecnici e postproduzione
Centro Produzione Audiovisivi - Dipartimento Filosofia,
Comunicazione e Spettacolo Università degli Studi Roma Tre
SINOSSI
Il film racconta la ricerca di libertà di quattro cittadini burkinabé: un musicista leader della rivoluzione iniziata nell’ottobre 2014 (l’icona della scena reggae Sams'K Le Jah, premiato da Amnesty International come Ambasciatore di coscienza), un candidato alle imminenti elezioni, un minatore impegnato nella lotta sindacale e una madre che deve occuparsi di una famiglia povera e numerosa, tutti accomunati dalla speranza che il proprio paese possa presto diventare davvero libero e giusto: il “paese delle persone integre”, come l’aveva chiamato il rivoluzionario Thomas Sankara, il cui ricordo è ancora vivissimo nella popolazione.
CONTESTO
Il Burkina Faso è diventato formalmente indipendente nel 1960 dopo essere stato per oltre sessant’anni una colonia francese. Per un periodo lungo ben ventisette anni è stato guidato dal dittatore Blaise Compaoré, uno dei mandanti dell’omicidio di Thomas Sankara. Nel 2014 Compaoré ha tentato di far approvare una modifica della Costituzione che avrebbe rimosso il limite di due mandati previsti per la sua presidenza, al fine di rimanere in carica per altri quindici anni. Un’insurrezione popolare lo ha impedito, costringendo Compaoré a lasciare il paese. I successivi governi sono stati messi alla prova da due colpi di stato (nel maggio 2015 e nel gennaio 2022) e oggi la situazione politica rimane altamente instabile. Nonostante “Il paese delle persone integre” sia ricco di risorse minerarie (in particolare di oro esportato in Europa anche in modo illegale e sfruttando il lavoro nero) è attraversato da una grave crisi umanitaria, complice una moltitudine di aspetti poco esplorati dai media occidentali. La condizione di povertà coinvolge gran parte della popolazione, causando malnutrizione e malattie, aggravate dalle conseguenze degli attentati ad opera di gruppi armati legati ad Al Qaeda e Isis. Gli sfollati interni sono circa 1,9 milioni (fonte: Unhcr - Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) e il paese ospita migliaia di rifugiati.
Il più recente report di Amnesty International sul paese si concentra su aspetti quali le violenze perpetrate dai gruppi armati anche a danno di donne e minori (casi di abuso in cambio di pacchi alimentari), la libertà dei mezzi di informazione, il diritto alla salute, i diritti dei minori in genere (primo tra tutti quello all’istruzione, essendo state chiuse migliaia di scuole), il diritto a verità, giustizia e riparazione. Inevitabilmente, la crisi è anche ambientale. Il Burkina Faso dipende in larga misura dagli aiuti internazionali e dalle rimesse degli immigrati per compensare il deficit interno. Gli interessi economici di altre nazioni sono confermati anche dalla presenza stabile di contingenti militari.
DICHIARAZIONE DI RICCARDO NOURY, PORTAVOCE DI AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA
"Il Burkina Faso è un paese tormentato. Le storie di attivismo e di resistenza raccontate da questo film ci dicono che meriterebbe un destino migliore".
NOTE DI REGIA
Nel 2015 ho realizzato un documentario televisivo per raccontare l’insurrezione del popolo burkinabè e la successiva transizione verso la democrazia. In quell’occasione ho utilizzato lo stile del reportage, ho scelto di raccontare semplicemente i fatti. Parallelamente ho iniziato a seguire quattro personaggi, che nei successivi cinque anni sono diventati le voci e gli occhi de Il paese delle persone integre. Entrando nella loro vita quotidiana, il loro racconto in prima persona ha sostituito il mio. Questo perché ho realizzato che uno sguardo estraneo, qual era il mio, non sarebbe stato sufficiente per restituire il cambiamento in atto. I protagonisti di questo nuovo film sono persone che non hanno solitamente voce in capitolo, finendo per rimanere numeri, dati sui quali in Occidente si basano i dibattiti politici che trattano il tema delle migrazioni in modo semplicistico. Mi sono posto prima come “strumento” della narrazione e poi come “ascoltatore” interessato: una forma di partecipazione alla lotta di liberazione con i miei strumenti di cineasta che cerca di sfuggire agli stereotipi e mostrare invece quello che i media mainstream metodicamente nascondono. Perché cambiare sguardo è un atto politico.
LA STAMPA HA SCRITTO
“Un documentario che è un atto politico e anche d’amore”.
Marta Rizzo. Repubblica.it
“Un film potente ed emotivo”.
Marta Rizzo. Repubblica.it
“Immagini in bianco e nero che si alternano a colori vividi e violenti, sguardi di forza inconsueta, musica travolgente, la vita che sprizza da ogni inquadratura”.
Marta Rizzo. Repubblica.it
“Una riflessione su un Paese e un continente ignorati dai media”.
Raffaella Giancristofaro. MyMovies.it
“Un punto di vista raro, dall’interno, su un contesto pochissimo coperto dai media”.
Raffaella Giancristofaro. MyMovies.it
“Totalmente politico è questo documentario, ma anche profondamente umano. Sono rimasta molto scossa”.
Annamaria Gallone. Africa Rivista
“Penso che sia molto importante vedere questo documentario, non lasciatevelo sfuggire”.
Annamaria Gallone. Africa Rivista
“Con delicatezza Carmosino nella sua opera lascia che la sua voce interagisca con la voce di chi ha fatto la rivoluzione e di chi, in forme diverse, cerca ogni giorno, da anni, la libertà”.
Arianna Egle Ventre. Left
“Straordinario”.
Massimo Balsamo. La ragione. Svizzera
“La voce di Carmosino è di un nitore quasi insostenibile, la lucidità del suo sguardo ci spiazza”.
Francesca Pistocchi. Close-up
"Ogni volta l’immagine si blocca, la telecamera ha un sussulto, quasi cercasse d’imprimere nella memoria ciò che della rivoluzione rimane: l’umana esistenza, l’individuo e il suo giardino, il valore e la precarietà del pensiero integro, il “cordone ombelicale” che ci lega tutti, nessuno escluso".
Francesca Pistocchi. Close-up
“Carmosino Mereu ha tratto già diversi documentari che esplorano un’Africa inedita e dinamica, pervasa dalla quotidiana lotta per migliorare la propria condizione”.
Vania Amitrano. Ciak
“I volti di chi ha guidato la rivolta senza armi, le speranze di chi ha rischiato la vita per cambiare le cose, l'impegno di chi ci ha provato davvero: sono alcuni dei tanti ingredienti di un racconto che avvince, di una storia adeguatamente ragionata”.
Carlo Griseri. Cinemaitaliano.info
“Il documentario racconta con impareggiabile coinvolgimento la rivoluzione in Burkina Faso”.
Riccardo Baiocco. Sentieri Selvaggi
“Fa molto riflettere, avvincente per la solidità espressiva e l’energia che trasmette”.
Giuseppe Sacchi. La Voce di New York
“È un film diretto, semplice, ma molto profondo per chi vuole capire un po’ di più il mondo in cui viviamo.”
Giuseppe Sacchi. La Voce di New York
“Quello che riesce a fare Christian Carmosino Mereu non è semplice, il suo sguardo intimo lo mette in una posizione privilegiata, ci si dimentica spesso, durante la visione del documentario, che lo sguardo del regista è necessariamente esterno. Perché lo sappiamo tuttə ormai: la ricerca dell’oggettività non esiste, anche lo sguardo più “neutro” è mediato. Così come è mediata necessariamente la narrazione e questo non inficia assolutamente il risultato spettacolare del film”.
Marco Mulana. Billy
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